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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IV, 32
 
originale
 
32. Interea Psyche cum sua sibi perspicua pulchritudine nullum decoris sui fructum percipit. Spectatur ab omnibus, laudatur ad omnibus, nec quisquam, non rex non regius nec de plebe saltem cupiens eius nuptiarum petitor accedit. Mirantur quidem divinam speciem, sed ut simulacrum fabre politum mirantur omnes. Olim duae maiores sorores, quarum temperatam formositatem nulli diffamarant populi, procis regibus desponsae iam beatas nuptias adeptae, sed Psyche virgo vidua domi residens deflet desertam suam solitudinem aegra corporis animi saucia, et quamvis gentibus totis complacitam odit in se suam formositatem. Sic infortunatissimae filiae miserrimus pater suspectatis caelestibus odiis et irae superum metuens dei Milesii vetustissimum percontatur oraculum, et a tanto numine precibus et victimis ingratae virgini petit nuptias et maritum. Sed Apollo, quamquam Graecus et Ionicus, propter Milesiae conditorem sic Latina sorte respondit:
 
traduzione
 
?Ma intanto Psiche, bellissima com'era, non ricavava alcun frutto dalla sua grazia. Tutti la ammiravano, la lodavano, e pure non un re, non un principe, nemmeno un plebeo veniva a chiederla in sposa. Restavano l? a contemplare quelle divine sembianze come si ammira una statua di suprema fattura. ?Un giorno le due sorelle pi? grandi, la cui bellezza, modesta, era passata inosservata al gran pubblico, si fidanzarono con principi del sangue e celebrarono nozze felici mentre Psiche, rimasta vergine, sola nella vuota casa, piangeva il suo triste abbandono e sofferente e intristita fin? per odiare la sua stessa bellezza che pure tutti ammiravano. ?E cos? l'infelice padre della sventurata fanciulla, temendo una maledizione celeste e la collera degli dei, interrog? l'antichissimo oracolo del dio Milesio e con preghiere e con vittime chiese a questa potente divinit? per la vergine negletta nozze e marito. E Apollo, bench? greco e ionico, per compiacere l'autore di questo romanzo, gli rispose in latino cos
 

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